Descrizione
La Regione Piemonte ha deciso di assegnare 72 defibrillatori semiautomatici e automatici ai rifugi alpini ed escursionistici del territorio montano, con priorità a quelli situati in aree distanti dai presidi sanitari e a quote elevate, e di provvedere alla formazione di 61 gestori e responsabili delle varie strutture.
Si tratta di uno dei più significativi interventi dedicati alla sicurezza in quota, finanziato nell’ambito della Fondo per lo sviluppo delle montagne italiane con una dotazione complessiva di 1 milione di euro.
L’assessore allo Sviluppo e promozione della montagna Marco Gallo sottolinea che «portare un defibrillatore in alta quota significa salvare vite. È un investimento che non riguarda solo le nostre montagne, ma tutte le persone che ogni giorno le vivono: gestori, escursionisti, famiglie, sportivi. Con questo intervento costruiamo una montagna più sicura, moderna e responsabile. La sicurezza non è un dettaglio: è la condizione che permette ai territori di continuare a essere vivi, attrattivi e accoglienti. Per questo abbiamo scelto di sostenere non solo l’acquisto dei defibrillatori, ma anche la formazione dei gestori, perché i rifugi non sono semplici strutture ricettive: sono veri presidi di comunità».
L’assessore alla Sanità Federico Riboldi rileva che «è fondamentale portare anche in montagna le stesse condizioni di sicurezza che abbiamo nelle grandi e medie città, nei Comuni collinari e nei centri più piccoli del nostro Piemonte. La tutela della salute in ogni parte del territorio è una priorità assoluta per la Regione e questa iniziativa certamente darà ottimi risultati nell’immediato, contribuendo anche a creare una cultura della sicurezza e della prevenzione».
Le candidature sono state raccolte tramite le Unioni Montane, che hanno svolto un ruolo essenziale nella mappatura dei luoghi più esposti e nella valutazione dei bisogni. A seguito della fase istruttoria, sono risultate ammissibili 72 strutture, comprese quelle oltre i 2.500 metri di quota, dove il tempo di intervento in caso di emergenza cardiaca può risultare critico, come il 3A di Formazza (VCO), situato a 2.960 metri e il Vaccarone di Giaglione (Torino) posto a 2.747 metri. Inclusi anche rifugi storici come il Don Barbera di Briga Alta, il Piero Garelli di Chiusa Pesio, il Daniele Arlaud di Salbertrand, il Balma di Frabosa Soprana e il Quintino Sella al Lago Grande di Viso di Crissolo, l’Ospizio Sottile di Alagna, i rifugi 3A, Claudio e Bruno ed Eugenio Margaroli a Formazza, il Pontese di Locana, Massimo Mila e Le Fonti Minerali a Ceresole Reale, ed i rifugi presidi di media montagna essenziali per l’escursionismo, come i biellesi La Ciota e Alpe Cavanna e il cuneese La Pavoncella.
Parallelamente all’acquisto dei dispositivi, la Regione attiverà tramite l’azienda sanitaria Zero specifici percorsi di formazione sull’uso dei defibrillatori rivolti a 61 gestori e operatori.
Oltre a migliorare la risposta sanitaria in caso di emergenza, il progetto vuole contribuire a diffondere una cultura della sicurezza e della gestione del rischio tra chi vive e frequenta la montagna e si inserisce pienamente nella strategia regionale, che punta a garantire servizi essenziali nelle aree interne, valorizzare il ruolo sociale dei rifugi come avamposti di comunità, promuovere un turismo outdoor sicuro e sostenibile.
Si tratta di uno dei più significativi interventi dedicati alla sicurezza in quota, finanziato nell’ambito della Fondo per lo sviluppo delle montagne italiane con una dotazione complessiva di 1 milione di euro.
L’assessore allo Sviluppo e promozione della montagna Marco Gallo sottolinea che «portare un defibrillatore in alta quota significa salvare vite. È un investimento che non riguarda solo le nostre montagne, ma tutte le persone che ogni giorno le vivono: gestori, escursionisti, famiglie, sportivi. Con questo intervento costruiamo una montagna più sicura, moderna e responsabile. La sicurezza non è un dettaglio: è la condizione che permette ai territori di continuare a essere vivi, attrattivi e accoglienti. Per questo abbiamo scelto di sostenere non solo l’acquisto dei defibrillatori, ma anche la formazione dei gestori, perché i rifugi non sono semplici strutture ricettive: sono veri presidi di comunità».
L’assessore alla Sanità Federico Riboldi rileva che «è fondamentale portare anche in montagna le stesse condizioni di sicurezza che abbiamo nelle grandi e medie città, nei Comuni collinari e nei centri più piccoli del nostro Piemonte. La tutela della salute in ogni parte del territorio è una priorità assoluta per la Regione e questa iniziativa certamente darà ottimi risultati nell’immediato, contribuendo anche a creare una cultura della sicurezza e della prevenzione».
Le candidature sono state raccolte tramite le Unioni Montane, che hanno svolto un ruolo essenziale nella mappatura dei luoghi più esposti e nella valutazione dei bisogni. A seguito della fase istruttoria, sono risultate ammissibili 72 strutture, comprese quelle oltre i 2.500 metri di quota, dove il tempo di intervento in caso di emergenza cardiaca può risultare critico, come il 3A di Formazza (VCO), situato a 2.960 metri e il Vaccarone di Giaglione (Torino) posto a 2.747 metri. Inclusi anche rifugi storici come il Don Barbera di Briga Alta, il Piero Garelli di Chiusa Pesio, il Daniele Arlaud di Salbertrand, il Balma di Frabosa Soprana e il Quintino Sella al Lago Grande di Viso di Crissolo, l’Ospizio Sottile di Alagna, i rifugi 3A, Claudio e Bruno ed Eugenio Margaroli a Formazza, il Pontese di Locana, Massimo Mila e Le Fonti Minerali a Ceresole Reale, ed i rifugi presidi di media montagna essenziali per l’escursionismo, come i biellesi La Ciota e Alpe Cavanna e il cuneese La Pavoncella.
Parallelamente all’acquisto dei dispositivi, la Regione attiverà tramite l’azienda sanitaria Zero specifici percorsi di formazione sull’uso dei defibrillatori rivolti a 61 gestori e operatori.
Oltre a migliorare la risposta sanitaria in caso di emergenza, il progetto vuole contribuire a diffondere una cultura della sicurezza e della gestione del rischio tra chi vive e frequenta la montagna e si inserisce pienamente nella strategia regionale, che punta a garantire servizi essenziali nelle aree interne, valorizzare il ruolo sociale dei rifugi come avamposti di comunità, promuovere un turismo outdoor sicuro e sostenibile.
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Ultimo aggiornamento pagina: 15/12/2025 14:24:51